giovedì 30 settembre 2010

clubnight | CLASSIC @ tunnel | second season

Clasic opening season 2010 with Ame, The Electricalz, Cristian Croce - graphic by Julia Zacchetti



E' iniziata una nuova stagione di Clubbing e a Milano il clubbing vero lo si trova il sabato sera con Classic al Tunnel.
 Per il secondo anno si prospetta un'intensa attività di parties ad alta qualità musicale, grazie alla direzione artistica dei residents (le due affermate realtà milanesi People e The Electricalz), al dancefloor rinnovato con suggestioni  low tech e al sound immortale della migliore House music internazionale.


Classic @ Tunnel club, Milano
tutti i sabati



martedì 21 settembre 2010

KING BLESO and the Voodoo Soul Unlimited : Oku


Ma è Gopher?!?
Il dj incontrato casualmente al C.S. Cantiere anni fa, a.k.a. Dario Troso (non esattamente l’ultimo arrivato sulla scena) è l’autore di questo album non recentissimo - ma non per questo meno godibile. Di quella serata a base di energici groove ricordo l’entusiasmo dirompente e il sorriso stampato di quel funk addicted. Oku è infatti il prodotto di uno dei più famelici divoratori di funk e black music in circolazione, che ha potuto liberare i suoi istinti e (in)confessabili desideri con una intera band a disposizione, i Voodoo Soul Unlimited.
Qui si respira Curtis Mayfield a pieni polmoni e siamo subito in qualche ghetto nero degli States, tanto tanto tempo fa...
Arrangiamenti perfetti nel riprodurre fedelmente quel sound che ci fa muovere, quei groove fatti di basso e batteria, quelle chitarre funky ormai entrate purtroppo in un immaginario sempre più stereotipato; unico neo il contrasto tra atmosfere così magistralmente orchestrate e la voce del produttore che a tratti non convince in un contesto così profondamente black.
Tra le tracce spiccano il funk Chicken Heads Stomp, la ‘galleggiante’ Rock Away, la decisamente afro Mokele-mbembe e Lost in Bayanga.

posted by Francesco Soragna



King Bleso & The Voodoo Soul Unlimited
Oku
giugno 2010

giovedì 16 settembre 2010

AEROPLANE: We can't fly | Eskimo Records

Da ragazzo mi sono sempre chiesto che razza di tipi fossero i giornalisti musicali, che preparazione avessero in merito alla musica o che tipo di formazione necessitassero per diventarlo. Poi però crescendo, un po’ per scherzo ho rischiato di finire col prendermi sul serio nel farlo, il giornalista. Ma qual è la definizione di giornalista? Colui che scrive sul giornale? Credo calzi più un’espressione del Blasco come “quel tale che scrive sul giornale”.
Si perché diciamocelo: in fondo anche se hai ascoltato migliaia di dischi, visto un sacco di concerti o partecipato a molte feste open bar,  nessuno ti autorizza a dare voti o stelline al lavoro di qualcun altro. Puoi esprimere un parere, un' opinione che in quanto tale per buona educazione va comunque rispettata; ma la triste realtà è che il tuo commento in merito alla musica nasce dal fatto che essa, quella vera, quella fatta di partizioni e note, di arrangiamenti e mix, forse hai sempre e solo sognato di farla.

Aeroplane We can't fly


Scelgo di dilungarmi su questo incipit perché ho capito al primo ascolto che “We can’t fly” è uno di quei lavori che devi metabolizzare pian piano, digerire lentamente. Perché il rischio ascoltandolo in maniera veloce è quello di cadere nel catalogare un album, come quello in questione, nel libro mastro dei lavori che non inventano niente di nuovo.
Ma Vito De Luca e Stephen Fasano devono essere tizi  che hanno ascoltato musica e brani di cui forse la maggior parte dei saputelli nostrani non immaginano nemmeno l’esistenza.
Le influenze sono chiare e i riferimenti altrettanto: gli Aeroplane sono stati capaci di re-inventarsi soluzioni importanti riuscendo a fotografare il prossimo futuro della musica dance. Io non lo so se le chitarre sono suonate per davvero e francamente non mi interessa se è una Fender, una Moog midi da sei mila euro o se è stata accordata da un tizio di Seattle.
Aeroplane, dj, Stephen Fasano,Vito De Luca

Mi importa riuscire a comunicare quel gusto retro di Fish in the Sky, via di mezzo (per come la vedo io e forse io soltanto) tra una sigla televisiva dei telefilm di Italia1 e i capelli lunghi delle rock star degli anni ottanta è vero, ma con il levare in faccia, caratteristica peculiare di cui si abusa nei nostri tempi. Questo è quello di cui voglio scrivere: musica che hai suoi riferimenti, i suoi punti fermi, ma in grado di spiazzarti. Parliamo di musica e finiamola tutti di dire sembra questo, mi ricorda quello, l’ho già sentita da qualche parte. Perché la traccia che da il nome all’album  (la seconda per intenderci) è un caposaldo da duemila dieci e una notte: con questo intro squisitamente preso bene, con il campione del bambino che anticipa questo coro soul; e poi spazio ai synth, ai lead synth, ai synth bass, e a questi super accordi di piano. Questo album ti entra dentro lentamente, finendo però con il risucchiarti veloce come i due minuti e trentasei di “Superstar” e il suo vocoder. Poi se parliamo di “I don’t feel” la citazione è d’obbligo alla strapotenza vocale alla Grace Jones, con questo rullante panino, farcito da un incisivo arpeggio che forse è proprio preso da “Your love” di Frankie Knuckles ma utilizzato in maniera efficace ed originale. Mi auguro solo di leggere di questo lavoro, sperando di non essere stato il solo a cogliere il messaggio. E se Aereoplane non sarà davvero in grado di volare allora vorrà dire che sarò stato l’unico in grado. 

posted by Ivan Minuti



AEROPLANE - We can't Fly
Eskimo Records
sept. 2010

martedì 14 settembre 2010

Salvador DALI | Il Sogno si Avvicina

mostra Dalì milano,  il sogno si avvicina

Negli anni ’50 in America veniva trasmesso il programma televisivo What’s My Line? in cui quattro persone bendate dovevano interrogare l’ospite di turno per indovinarne la professione. In particolari episodi a presenziare erano attori, cominci e artisti la cui identità era sempre celata ai concorrenti. All’inizio del 1957 venne mandato in onda un episodio in cui, dopo l’entrata in scena dell’ospite, una signora rompeva il ghiaccio con una domanda generale:
 
- Are you associated with any of the arts?
“Yes” era la risposta compiaciuta e sicura di una voce dal percepibile accento latino.
- Would you ever have been seen in television?
- Yes
- Have you achieved eminence in some field other than television?
- Yes
- Would it be the sort of exploit that ma possibly reach the front page of the newspaper?
- Yes
- Are you accustomed to appearing before audiences?
- Yes
- When you appear before audiences do you ever wear less than you’re wearing now? (pubblico ride)
- Do you have anything to do with sports or any form of athletic endeavour?
- Yes
- Do you use anything in your hands for your job, like a pencil or typewriter?
- Yes
- Would you be considered a writer?
- Yes

Sentirsi rispondere affermativamente ad ogni tipo di domanda poteva risultare abbastanza frustrante per i concorrenti: “There’s nothing this man doesn’t do!”

- Have you had something published?
- Yes
- Could he.. Does he ever do any drawing like comic strip?
- Yes
- You are a human being? (pubblico ride ancora)

Finalmente qualcuno riesce a leggere attraverso la profusione di suggerimenti forniti dalle straordinarie abilità del personaggio in questione.

“Have you a moustache that his rather well known, in fact could you almost be caricatured just by that?”
“Yes”
“Are you Salvador Dalì?”

Il vero talento non è mai confinato nelle categorizzazioni di genere (che genere è? che artista è?). Nell’arte non esistono generi. Ed è questo il genio che ci destabilizza, che non ci dà punti di riferimento.

La Persistencia de la Memòria

Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalí i Domènech, Marquis of Dalí de Púbol (1904 – 1989) sapeva fare tutto. Principalmente pittore - La Persistència de la Memòria rimane probabilmente il suo capolavoro più conosciuto – il lavoro di Dalí spazia dal cinema (collaborò con Buñuel per il cortometraggio Un Chien Andalou), alla scultura, dalla scrittura (La Vita Segreta di Salvador Dalí è il titolo della sua autobiografia) alla pubblicità (fu l’ideatore, fra l’altro, del logo dei leccalecca Chupa Chups), sperimentando nuove tecniche di rappresentazione (come le illusioni ottiche), suggestionato dalla pop art.

La sua educazione rimase formalmente inconclusa dopo essere stato espulso dall’Academia de San Fernando di Madrid nel 1926 per aver affermato che nessun insegnante fosse adeguatamente preparato per giudicare il suo lavoro.

Celebre frame tratto da "Un chien andalou", emblema dello sgaurdo surrealista

Durante la London International Surrealist Exhibition del 1936, invitato a tenere una conferenza in intitolata Fantomes Paranoiaques Authentiques (Autentici Fantasmi Paranoici), Dalí si presentò in una tuta da sub, una stecca da biliardo in mano e una coppia di levrieri russi affermando di voler mostrare di star immergendosi profondamente nella mente umana.
  
Mercoledì 22 settembre apre a Milano, al Palazzo Reale, l’esibizione Salvador Dalí, il sogno si avvicina, che rimarrà visitabile fino al 30 gennaio 2011. L’esposizione, a cura di Vincenzo Trione, è frutto della collaborazione con la Fondazione Gala – Salvador Dalí di Figueres (città natale dell’artista) e presenta più di 50 opere provenienti da musei di tutto il mondo (fra i quali l’Animation Research Library dei Walt Disney Animation Studios di Burbank, California, che rende disponibili il cortometraggio Destino di Salvador Dalí e Walt Disney). L’architetto occupatosi dell’allestimento, Oscar Tusquets blanca, amico e collaboratore di Dalí, ha riprodotto la sala di Mae West all’interno del percorso espositivo, come aveva già fatto nel museo di Figueres.
posted by Davide Marchesi


Mostra
Salvador Dalì - Il sogno si avvicina
22 Settembre 2010 - 30 Gennaio 2011
Palazzo Reale, Milano

giovedì 9 settembre 2010

GOMMA 145 | Italo! House! Now!

A pochi mesi di distanza da Disconvention, supporter e partecipanti si ritrovano di nuovo assieme grazie a Gomma.
L’etichetta di Monaco con questa compilation dà corpo alla sempre più diffusa impressione che la scena nu-disco in Italia non sia un fuoco di paglia: gli artisti nostrani iniziano a viaggiare e a ricevere onori più che meritati, elaborando un sound eclettico da non catalogare frettolosamente come una ripresa dell’italo-disco: se è vero che il lavoro di molti producer consiste nella rielaborazione e nell’editing, è altrettanto vero che la sensibilità con cui viene affrontata l’impresa è quanto mai attuale, permeabile alle molteplici influenze, sempre più disponibili grazie alla rete.
Accanto a veterani come Severino Panzetta (Horse Meat Disco) e Fabrizio Mammarella (qui presente sotto le spoglie di Telespazio) spiccano giovani come i milanesi The Barking Dogs e Cécile.
Otto tracce, otto artisti diversi: purtroppo solo quattro dei brani saranno disponibili per i cultori della plastica nera.

italo house now, gomma records, The Barking Dogs

‘Red Onions’ di Bottin è pura ironia, quasi un pezzo da retrogame, marcetta nu-disco capace di far ballare divertendo.
Severino ci riporta diritti negli anni ’90 con un pezzo old-school, forse un po’statico nella costruzione , dove percussioni metronomiche sono accompagnate da piano e sample vocale.
Sesso e sudore per la traccia dei The Barking Dogs realizzata assieme ad Hard Ton, "the biggest disco queen of the 21st century"; un funk incalzante e liberatorio, per le piste più ‘wild’.
Cécile, giovane rivelazione produce una traccia fitta di suoni e variazioni, dimostrando abilità compositiva e nel mixing; ‘Sweetness 86’, melodica e sognante al punto giusto, è un continuo susseguirsi di quiete e movimento calcolati con sapienza.
Rodion rielabora ‘The Logical Song’, brano cult dei Supertramp: se la vena malinconica della traccia rimane tale, un tocco elettronico la rende meno eterea, dandole un aspetto vagamente kraut.
Gli Ajello colpiscono ancora con un basso importante che sostiene un viaggio di suoni psichedelici; è una battaglia spaziale retrò con la traccia di Mammarella, che con drum machine impazzite e un basso acid non dà tregua, una vera marcia da dancefloor.
‘Ringtone Sonata’ di Alan1, è un electro-funk sensuale e trascinante, un’autostrada per far viaggiare ricordi ed emozioni ormai lontane.
posted by Francesco Soragna

Tracklist
1. Bottin - Red Onions
2. Severino Horse Meat Disco - Bounce
3. The Barking Dogs - The Big Deal (feat Hard Ton)
4. Ajello - Crystal Babe
5. Cecile - Sweetness 86
6. Rodion - The Logical Song
7. Telespazio - Odeon
8. Alan1 - Ringtone Sonata

10 settembre 2010
Italo House Now  - vvaa
Gomma Rec

giovedì 2 settembre 2010

NINA HAGEN: Personal Jesus | Universal

Sono i negozi di dischi i nuovi “porti di mare” dell’era moderna. Di qualsiasi generi essi siano, dal mega store a quello dell’usato, sono da sempre frequentanti da moltitudini di personalità differenti, accompagnate dalle loro più disparate storie.
Qualcuno potrebbe farmi notare che in ogni boutique o alimentare succede; ma è solo in questi luoghi che ogni persona può trovare riparo per diverso tempo e in alcuni casi per intere giornate. Ed è proprio questo il punto: le persone qui dentro ascoltando musica per ore si immergono nei propri pensieri, scambiano istintive opinioni, ma soprattutto finiscono spesso con il cedere aneddoti e “favolose” leggende tra un disco e l’altro.
Così capita che in un buon negozio di musica elettronica, curiosando, ti imbatti in  “Endtroducing” di Dj Shadow, ritrovandoti in pieno in quello di cui ti sto scrivendo, o che ad esempio tu possa sentire parlare di Nina Hagen. La vicenda che mi è stata citata racconta di Ibiza e di una trentunenne, che negli anni settanta sposa una ragazzino di sedici, e che verso la fine della decade, durante un talk show sulla Tv tedesca, arriva a spiegare la masturbazione femminile in diretta. Così non avendo idea del personaggio, mi imbatto in una discografia interminabile su Discogs e in foto stravaganti su Google (anche se forse avrei fatto bene a sbirciare su Wikipedia..).

Nina Hagen, Personal JesusIl look Punk misto Plastic qualche pregiudizio me lo rifila, spiazzandomi nel trovare un album folk, quasi country, a tratti blues come si evince dal Wah-wah della chitarra che chiude questa buona mezz’ora di musica; “Sometimes I ring up heaven” è il classico pezzo, con quel mood fumoso e voce vibrante, che adoro ascoltare su Lifegate nel rientrare a casa sfuocato la mattina con il sole già alto. “Nobody’s Fault but mine” parte con beat hip hop, grancassa, clap, proseguendo spensierata e alcolica prima di terminare con un efficace coro blues. Le contaminazioni sono evidenti e tante, ma non mi riferisco solo a quelle musicali; le storie poi.. valgono tutte, quello che rimane è l’aver scoperto una bella voce che si esprime con grande personalità. Questo alla fine è forse solo l’obiettivo di chi si trova (anche se pur di passaggio) in un porto di mare: volgere verso mete sconosciute, per avere un giorno nuove storie da raccontare a qualcuno, magari proprio all’interno di un negozio di dischi.

posted by Ivan Minuti



      Highlights:
      03 Personal Jesus
     13 Sometimes I ring up heaven



NINA HAGEN - "Personal Jesus"
Universal
Settembre 2010