La SVS Records nasce dalle menti di Beni Brachtel e Daniel Hermann-Collin, rispettivamente tedesco ed inglese, che dal 2007 si occupano di reclutare artisti, produrre e distribuire le loro tracce.
Il metodo di lavoro è molto interessante: l'idea della SVS Records
è di "rinchiudere" degli artisti in uno chalet di montagna, privarli di
ogni connessione con il mondo, dotarli di ogni tipo di macchinario atto
a produrre musica e lasciarli per due settimane a dare libero sfogo al
loro estro artistico.
E' un progetto quantomeno bizzarro, è indubbio, ma nel
mercato di oggi bisogna colpire con colpi di genio e idee innovative che
possano creare interesse da parte dei potenziali fruitori: credo che
loro siano riusciti nel loro intento.
L'EP, che segue la prima uscita del 2012, si intitola Polyrhythmic Series #1 ed è composto da cinque tracce prodotte da sei artisti diversi.
Nonostante i pezzi siano stati concepiti per i clubs e
quindi per un pubblico di "massa", l'approccio alla produzione è molto
"mentale" e "personale", l'unico comune denominatore è il lavoro di
sottile ricerca nella ritmica e nella sua composizione.
Gli artisti sono tutti esordienti o quasi, nessuno è troppo
conosciuto, ma sono comunque convinto che dopo questa release qualcuno
ne uscirà "vincitore" e che in ogni caso sicuramente questi lavori
susciteranno l'attenzione di moltissimi addetti ai lavori
Il pezzo d'apertura, firmato Gunther Lause, è il
classico "super dubbone": un click batte il tempo sui 4/4, la cassa è
spezzata mentre il "solito" synth in levare, tipico del dub e del
raggae, fa il lavoro sporco.
Particolare l'utilizzo di suoni vagamente esotici, che ricordano luoghi lontani e misteriosi: il titolo "Transit" potrebbe proprio rappresentare un passaggio a mondi sconosciuti e nascosti.
La seconda traccia è prodotta dal teutonico Zaquoir, che va giù dritto (anzi spezzato) con la Dub Step:
non violento ma molto delicato e "spaziale", contiene campioni di voce
(nello specifico di una donna) e compare un sax molto effettato che dona
calore e colore alla traccia. Stupendo.
Larkin & The Sky chiudono il lato A del disco con un pezzo fantastico, "Polygon", pura techno dub con cassa spezzata dai tratti gothic e new wave, volutamente scuri.
A dispetto della ritmica, la traccia fila dritto come un
treno, grazie soprattutto a suoni ricercati ed incastrati in maniera
magistrale, fade in e out che aprono e chiudono l'arrangiamento, molto
valido, della traccia. Forse è il pezzo più bello del disco.
Il lato B si apre con la traccia di Bartellow, più
macchinosa rispetto alle altre; il synth che entra a marcare la ritmica
non aiuta molto a rendere fluido l'ascolto, rendendo il lavoro
ripetitivo e abbastanza "infantile". Fortunatamente dopo i primi secondi
in cui sembra di essere tornati al "vecchio" e ripetitivo "bum cha bum cha", ecco entrare una cassa/basso che rende subito più "intelligente" la traccia.
Quinta ed ultima traccia, "Wintervirus" di Lukas Rabe
è un ritorno all'intelligenza ritmica, spezzata grazie ad uno swing
continuo, in connubio con la spazialità di suoni pannati. Puro IDM,
credetemi.
In conclusione questo SVS01 è un lavoro pregevole, bizzarro,
nuovo nella concezione è complessivamente intrigante dal punto di vista
acustico. Compratevelo e suonatevelo, gente!
Piccola postilla finale: consiglierei vivamente a tutti i
produttori di farsi una vacanzina a "sciacquare i panni" in qualche
laghetto o fiume montano, a respirare aria buona, liberare la mente e
staccarsi dalla routine... a quanto pare funziona!!!
Alessandro Gambo
Tracklist:
A1. GÅnther Lause - Transit
A2. Zaquoir - Wokule
B1. Larkin & The Sky - Polygon
B2. Bartellow - Peruno
B3. Lukas Rabe - Wintervirus
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