lunedì 24 giugno 2013

CRISTALLI LIQUIDI - Canzone Registrata - Artifact

 

L'italiano è autolesionista, anche nel mondo musicale.
L'ascoltatore medio cerca la felicità acustica sempre oltreconfine; ricerca idoli e simulacri sempre un pò più in la del proprio giardino, non è capace di vedere il bello immediatamente accanto a lui perché, mannaggia mannaggia, all'estero lo fanno sempre sempre meglio. Situazione questa ancor più buffa se accostiamo questo "way of living" a quei generi che noi italiani abbiamo inventato e che col tempo sono diventati merce d'esportazione di livello talmente alto che persino negli angoli più remoti del pianeta, apprezzata la nostra genialità troppo spesso offuscata da cliché e luoghi comuni, hanno studiato (è il termine esatto eh, proprio tecnicamente!) e riprodotto con fedeltà maniacale.
Esempio pratico? Parliamo dell'italo-disco.
Star qui a fare una cronistoria del genere, letteralmente inventato negli anni settanta ed esportato in tutte le salse ovunque, è inutile oltre che noioso: il suo sviluppo, come è logico pensare, in 30 anni è stato talmente vario ed abbondante che google da risposte sicuramente più estese e complete di quelle che possa dare un qualsiasi reviewer in un articolo da 350 parole.
Possiamo dire, sintetizzando, che negli ultimi 10 anni il ritorno a certe sonorità più morbide, meno minimali, incentrate sul recupero anche di passate metodologie di lavoro, ha fatto si che l'italo-disco tornasse prepotentemente di moda, sia oltreoceano che nel nordeuropa, creando un nuovo hype sul genere.

Ed è a questo punto -manco a dirlo- che emerge il pressappochismo autolesionista dell'ascoltatore italiano: tutti a riempirsi la bocca, tutti ad idolatrare (giustamente anche) questo o quell'altro fenomeno "Mr. Warm Heart from Iceland!". Ma, dico io, è possibile che in Italia non ci sia, memore del fulgido passato, altrettanto talento ed inventiva? Che so, un nome, un progetto, un etichetta?
Indovinate indovinate? La risposta c'è, è veneziana e si cela dietro il misterioso progetto Cristalli Liquidi, duo prodotto sull'etichetta italiana Artifact nientepopodimeno che da Tinto B., che non è l'ultimo pseudonimo musicale del grande re del film erotico italiano bensì l'ultimo moniker di William Bottin, personaggio che, modestie a parte e al netto del "nemo propheta in patria", rappresenta l'identikit perfetto del talento/feticcio accaldatissimo oltreconfine di cui però qui, dalle nostre parti, si parla sempre troppo poco.
Andiamo con ordine. Artifact è un etichetta di cui si sa poco, come ancor meno si sa del progetto Cristalli Liquidi; quello che è certo è che entrambe qualche tempo fa sono salite alla ribalta con "Volevi una Hit", liberamente tratta da "You Wanted an Hit" degli LCD Soundsystem.




Successo raggiunto anche attraverso la distribuzione di Clone, piattaforma olandese multitasking di indubbio successo, che non ha tralaltro mai nascosto una certa simpatia nei confronti di Bottin.
Il binomio vincente si ripropone oggi con ART006, dal titolo "Canzone Registrata": presente nell'ep in due versioni (extended e dub, più ruvida e d'impatto), non maschera i connotati più pop dell'italo disco mantenendo la peculiarità danzereccia sia nei suoni (intesa sia come drum che come sintetizzatori) che nell'arrangiamento che nelle lyrics. Elemento da non sottovalutare, quest'ultimo: elemento fondante su cui il genere basa fin dalle origini musicalità ed appeal, in "Canzone registrata", tra il serio ed il faceto si mescolano temi amorosi e musicali, parole musicalmente impeccabili che aprono spunti di riflessione anche ampi, a tratti anche parafilosofici, sull'attualità della musica e l'ascolto di parole e musica "registrate", non dal vivo. Dove sono i dischi dell'altr'anno? Dove va il tuo cantante quando ha finito? Ricordiamoci che l'ironia è connotato proprio dell'intelligente.
Con un Original mix cosí, remixare può diventare davvero un problema; occorre andare sul sicuro, affidare la questione a mani esperte e originali, che sappiano esprimere qualcosa di unico, esclusivo. Non è quindi un caso che, alla fine, la scelta sia capitata su personaggi come Robotnick e il collettivo milanese Le Macchine.
Sul lato A il remix di Alexander Robotnick, vera leggenda internazionale della musica che ha fatto la storia del Belpaese, è acusticamente impeccabile, spiccatamente elettro, sintetico, macrobiotico nel suo fondere, in un equilibrio invidiabile, l'eccentricità calda ed avvolgente dell'originale con la durezza spiccia ma d'impatto della electro-drum Robotnikiana, in un mix possente che, per farla breve, prende il meglio del meglio e lo rende al meglio del meglio. bene, bravo, settepiù!
Le Macchine invece, sull'altro lato, continuano il loro percorso di ricerca della canonizzazione del metodo produttivo basato sulla presa diretta e l'utilizzo esclusivo di macchine analogiche.
Formazione milanese dal nome esemplificativo, collettivo composto da Mazzetti e Croce aka The Barking Dogs in comunione con il polistrumentista Luca Saponaro (The Heels of Love, The Love Supreme), Le macchine ci donano una suite che dall'originale prende spunto per poi stravolgerlo nelle sonorità, in un crescendo tecnologico dove gli strumenti analogici lasciano il posto al freddo delle macchine e dove lo strumentista diventa operaio, tecnico specializzato nel far ballare.
707, Korg, riverberi e distorsori ruotano e girano per tutti gli otto minuti della traccia, carichi del loro fascino retrò, nelle mani di musici esperti che, più che suonare, sembrano guidare un disco(volante) che, al roboante suono di kick e bassline, ci trascinano sul dancefloor per farci ballare.
Il passato glorioso che ritorna, il futuro radioso che indietro si guarda. La ciclicità musicale bisogna saperla studiare e capire per poterla apprezzare ed elevare nuovi idoli: perché ogni tanto, invece di guardar alla finestra, non guardiamo in casa nostra?


Andrea Thelonious




Tracklist:

A1 - Canzone Registrata (Extended Version)
A2 - Canzone Registrata (Alexander Robotnick Remix)
B1 - Canzone Registrata (Le Macchine Remix)
B2 - Canzone Registrata (Dub)

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