Non sono bastati i pochi feedback delusi-annoiati di chi conosceva già l' "S-tour"a farmi rinunciare, e ho fatto bene. Non avrei mai pensato di assistere allo spettacolo più gratificante di un intero Sonar proprio domenica, il giorno in cui il programma serale avrebbe dovuto includere solo svacco!
Sarà stata l'inaspettata visione di un tramonto su Barcellona da un' altrettanto inaspettata location sui pendii frondosi di Montjuic, ma la spettacolarità di un luogo può aver contribuito a rendere la mia mente pronta a lasciarsi estasiare. O forse, più semplicemente, l'estasi l' hanno creata loro, unendo due menti poetiche e geniali con una disarmante precisione razionale.
Ci aspettavamo solo un teatro, ma i posti in quinta fila che avevo prenotato mesi prima con devota attenzione si trovavano in un anfiteatro greco scavato nella roccia, circondato dalla vegetazione e illuminato dal cielo ancora chiaro, proprio come canta l'originale "By this river" di Brian Eno "Underneath a sky that's ever falling down", la cui cover verrà proposta pochi minuti dopo, commovente.
Alva Noto e Ryuichi Sakamoto riescono sempre a produrre nel pubblico una sensazione di doverosa riverenza - e ci mancherebbe.
La tappa di Barcellona era l'ultima del tour in supporto del loro ultimo album "Summvs", il quinto che li vede lavorare fianco a fianco dal 2002. Il pianista poetico e il pioniere elettronico, incredibilmente sinergici nel produrre contrasti emozionali e sensoriali, si presentano sul palco silenziosamente, e si avvicinano l'uno all'enorme e caldo pianoforte nero, l'altro a laptop e devices posti su un desk bianco e glaciale. Sempre contrasti, sempre alchimia.
Sono a parecchi metri l'uno dall'altro, su un palco senza fronzoli, ma la loro intesa silenziosa e distante parte in un secondo, quando il lungo schermo si accende delle prime luminose e astratte acromie. Carsten Nicolai ( vero nome e allo stesso doppio artistico di Alva Noto) è il vero regista di tutto questo, e con la sua piattaforma di programmazione riesce (per quanto mi riguarda abbastanza misteriosamente) a sincronizzare suoni e immagini alla perfezione. Il risultato sono frequenze profonde e ritmiche in bilico tra tensione musicale e progettualità visuale.
Le poche note oscure e sensuali di Sakamoto hanno una carica emotiva che rende il più ruvido glitch un attimo di poesia, mentre la regolarità delle battute di Alva Noto sembra dare rigidità all'impianto melodico, ma è proprio quella sorta di minimalismo armonico a darmi l'impressione di essere in un sentiero dal quale posso uscire senza paura di perdermi.
I video accompagnano l'intero spettacolo con gli intrecci grafici che i cultori della Raster Noton conoscono bene, aiutano il pubblico a farsi investire completamente dalla musicalità dei contemplativi assoli di pianoforte senza perdere il senso razionale delle frequenze elettroniche.
In alcuni momenti le melodie si fanno seducenti e nostalgiche, come quando colgo le note di "Forbidden Colors"; in altri l' energico tocco fisico delle corde del piano provoca una carica empatica ai limiti dell'irrequieto, l' alternanza di emozioni, di suoni, di tecniche e il contrasto fra di esse sembra essere alla base del progetto, l' intento risulta chiaro, il risultato coerente, ed io mi sento di apprezzare a pieno l'estetica dell'apparente imperfezione.
posted by Julia Zacchetti
Sonar 2011
19.06.2011 @ Teatro Grec, Barcelona
Alva Noto + Ryuichi Sakamoto
19.06.2011 @ Teatro Grec, Barcelona
Alva Noto + Ryuichi Sakamoto
Nessun commento:
Posta un commento