L' Arena è un posto che adoro, mi fa venire in mente estati in motorino in due e fiumi di birra ballando in uno degli scenari più belli di questa Milano grondante d'afa e follie. L'adoro un po' meno quando mi rendo conto che ho fatto la sgargiante e ho messo degli shorts che quelli di Daisy in confronto sono lunghi, e non faccio in tempo a fare due metri superate le mura del Canonica che in men che non si dica divento il banchetto preferito di nugoli di zanzare agguerrite. Inizio a correre come una disperata cercando un Autan come un assetato cerca acqua nel deserto, però poi vedo il bancone della Nastro Azzurro e improvvisamente una birra ghiacciata diventa la priorità di tutti i miei pensieri.
Intanto alla biglietteria vip succedono storie epiche che racconteremo ai nostri figli prima di andare a dormire, come quella del tizio di Radio Diggei che affiancato da una silenziosa (probabilmente per la vergogna) bionda mozzafiato dello showbiz cerca invano di fare trovare il suo nome sulla lista agli addetti dietro al vetro - alla quinta volta, tutti hanno capito che sei di Radio Diggei, ma il pass per te nun ce sta! capito?
Intanto ritiriamo i nostri due pass vip in lista Erykah Badu (ahahah), e l'omino gentile dietro il vetro ci informa che possiamo anche andare nel bakstage, bella lì. Erykah stiamo arrivando!
Nel prato a farsi mangiare dalle zanzare c'è anche tutta una serie di personaggi che non salutano e che non salutiamo, ma che ci importa incontriamo qualche amico giusto e mentre le birre si moltiplicano scopro anche che la Barilla ha fatto una specie di pasta al sugo monodose da mangiare in giro, scaldata nel microonde: passo.
Finalmente andiamo sotto al palco, è assurda la distanza tra i fortunati lì (paganti) e quelli in tribuna, se fossi in loro mi sarei portata un cannochiale. Con il consueto ritardo a un certo punto il palco si popola (è la parola giusta) di musicisti e coristi, poi entra Lei: cappello, vestito giallo tra sahara e giamaica e stivali chilometrici viola. Devo dire che dalle foto me la immaginavo diversa, che ne so un po' venere nera alla Naomi, ma qui mi sembra più la figlia di Whoopi Goldberg.
Comunque poco importa, quando inizia a cantare nell'aria sembra esserci qualcosa di nuovo, diventa tutto un po' frizzante e un po' fuori dal mondo. Un benvenuto caldo e coinvolgente è solo il preludio di un'ora e mezza senza pausa di concerto, con melodie che intrecciano reggae, soul e hiphop. La voce di Erykah è vibrante e versatile e passa con scioltezza dai toni di un dolce uccellino a quelli di una signora nera che non ti manda a dire niente.
Mi distraggo cinque minuti e quando torno mi rendo conto che sono tutti in piedi sulle sedie, la tribuna ha superato i cancelli e si è riversata sottopalco, lei è scesa dallo stage continuando a cantare e intorno a me sento un'ondata di "Erykah I love youuuuu!"
Attacca una voce maschile, non vedo niente perchè lei è sommersa dalla folla, si dice che stia cantando uno del pubblico ma giuro che dalla voce poteva essere Seal, comunque era evidentemente uno stacchetto programmato, ma ad ogni modo ha avuto il suo effetto.
A fine concerto sono tutti ancora elettrizzati e mentre l'area si svuota, troviamo il varco per il backstage, dove ci dicono che sarà "Lei" a convocarci. Mi sento un po' come se avessi chiesto udienza al Papa, meno male che inganniamo l'attesa con altri tre o quattro ragazzi lì ad aspettare come noi con il famoso pass vip giallo che gli esce dalla tasca. Aspettiamo aspettiamo e non succede niente, birra non ce ne è più e le sigarette sono finite circa dopo il terzo brano. Improvvisamente ecco un movimento, arrivano una ventina di persone, quasi tutti neri, alcuni con figli minuscoli al seguito, colonizzano lo spazio dove siamo noi e iniziano a scattare foto una dopo l'altra - butto la testa nella mischia, forse mi sono persa qualcuno di famoso: dopo poco realizziamo che si tratta del fan club di super-aficionados di Erykah, ma mentre uno dei suoi coristi si fa vedere e chiacchiera un po' in giro, di lei ancora nessuna traccia.
Decidiamo che aspettare con la penna in mano non fa per noi, in questa Milano già stanca non c'è un posto per portarla a suonare da qualche parte e diciamocelo, a quella cifra piuttosto organizzavamo un mini-festival.
Salutiamo tutti e ce ne andiamo in motorino a bere un drink seguito dalla ormai classica tartare di mezzanotte: a tavola il dibattito è scegliere tra la Badu, Sade e Grace Jones. Ai posteri il verdetto, per alcuni scontato - so solo che da stasera vorrei essere un po più nera. Black Power.
posted by Meow
Erykah Badu - live
Milano Jazzin Festival
21.07.2011
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