Deadbeat è competenza allo stato puro, non c'è storia.
Canadese, sound engeneer, ha lavorato nel mondo della
creazione di strumenti musicali digitali per la Applied Acoustics Systems.
Insoddisfatto, nel 2001 decide di lasciare tutto e diventare musicista
vero a tempo pieno. Mai scelta fu più azzeccata: in 15 anni di musica
etichette come Wagon Repair, Echocord e Scape pubblicano decine di
tracce, album e eps accogliendo le sue ricerche basate sulla dub e la
techno strictly minimal.
Owner dal 2011 dell'etichetta BLKRTZ, Scott
Monteith (questo il suo vero nome) ha costruito con essa un piccolo e
personalissimo laboratorio di ricerca, una piattaforma sulla quale poter
dirottare e dar spazio al suo lato più sperimentale ai limiti
dell'analitica.
Si perché di analitica bisogna parlare, di numeri applicati
al rumore, di calcolo acustico e incognite velate la cui soluzione è
sempre un suono cupo ed elettrico allo stesso tempo.
La sesta ed ultima release di Deadbeat su BLKRTZ, chiamata
con l'esemplificativo nome di "Primordia", svela questo connubio
rumore-numeri fin dalla copertina, sulla quale campeggia trionfante la
famosa Elica del Pi-Greco. Numero perfetto in natura, punto di
riferimento delle proporzioni artistiche, la raffigurazione del famoso
numero irrazionale è un segnale forte e per niente velato, quasi ad
avvisare l'ascoltatore della peculiarità sulla quale vertono le sonorità di Scott.
Doppio Lp per 7 tracce complessive, nel primo disco il
crescendo è lampante. Si passa dalla strumentale "Pubblic Inspiration",
degna introduzione al mondo "Deadbeatiano", al dub hypertechno di "Jaffa Dub" fino ad arrivare al noise-tech di "Peripheral Artifacts" e "Elder
Drums", in cui la carica dance prevale senza rinunciare al gusto per la
ricerca effettistica, overclockando micromelodie di riverberi ed echi
lontani.
Il secondo disco invece si apre con la mastodontica "As We Conquer", la cui lunghissima durata (oltre i dodici minuti) è
giustificata da un arrangiamento curato fino all'ossessione dove le
microparti dell'intera composizione si alternano in un saliscendi
claustrofobico immerso costantemente nella nebbia opprimente del basso
riverberato. Sinfonia minimale in cui, incredibile ma vero, fascino ed
angoscia coesistono perfettamente.
Le due tracce rimanenti, "Minus Fourty Madness" e "Sunday
Morning", chiudono l'uscita ripercorrendo i percorsi sviluppati nelle
precedenti produzioni, trascinando definitivamente l'ascoltatore in un
plumbeo abisso in cui, in fondo, anche i numeri possono essere un
affidabile e rassicurante compagno.
Abisso e numeri, ecco il mondo di Deadbeat. Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate.
Andrea Thelonious
Traclist:
A1 - Public Inspitation
A2 - Jaffa Dub
B1 - Peripheral Artifacts
B2 - Elder Drums
C1 - As We Conquer
D1 - Minus Fourty Madness
D2 - Sunday Morning
A2 - Jaffa Dub
B1 - Peripheral Artifacts
B2 - Elder Drums
C1 - As We Conquer
D1 - Minus Fourty Madness
D2 - Sunday Morning
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