Ancora niente gate. Lo schermo recita un generico "wait please". Siamo spersi, anche a causa del jetleg che si unisce a un fuso che ancora non abbiamo capito. Immersi in un via vai di gente e annunci dal sapore arabo, mi sento in bilico tra l'essere immerso nella realtà che ho attorno e il viverla solo da spettatore, come dietro uno schermo appannato da un piacevole senso di estraneità. Sting sembra non gradire questo brivido di alienazione (ricordate? "I'm an alien, I'm a legal alien..."), io invece me lo gusto in solitudine, Sennheiser in testa e volume giusto quel tanto per coprire il vociare indistinto che mi circonda.
Se la vita è un sentiero che tracciamo cogliendo i regali lasciati in giro dalla dea Serendipità, ecco il mio prossimo pacco dono: l'album di John Tejada.
Di solito chiudo gli occhi per assaporarmi un disco. La realtà tende a seguire un ritmo suo proprio e se non ce ne si stacca, si rischia di rendere insipida l'anima della musica. Ma con "Parabolas" la prospettiva cambia. È la musica che inizia a dirigere la brulicante vita aeroportuale che ho davanti agli occhi. Il ritmo dei passi veloci dei viaggiatori, le scritte lampeggianti dei monitor, gli aerei che decollano.
Quello di Tejada è un disco d'ambiente. Non prendetela con la solita accezione criticamente corretta di noioso, insipido. All'opposto: è un disco che racconta storie, anzi fa raccontare storie alla realtà' che vi circonda. Se ormai le sonorità minimali e/o "massimali" hanno per lo più uscite di moda, in "Parabolas" ritrovano un nuovo senso e maturità. Come già era stato ad esempio in "The end of it all", i suoni gentilmente acidi e sintetici tipici del produttore californiano si riprestano a intenti più introspettivi e spirituali, regalandoci un istante di sospensione dalla nostra quotidianità frenetica.
La domanda che sembrano porci le varie tracce è: "ma dove state correndo?".
Un invito a riscoprire la nostra intimità più profonda in un mondo dove tutto, e ahimè anche la musica elettronica (intesa nel senso più commercialmente lato possibile) è orientato alla ricerca dell'intenso, dalle emozioni all'immagine, invece che del profondo e segreto. Ed è una gioia veder uscire questo disco sulla ormai sempre meno influente Kompakt, qualche anno fa tra le culle di un suono tipicamente tedesco che ha ormai fatto il suo corso. Un disco digitalmente incantato, emozionalmente fuori dal coro, personalmente meraviglioso.
posted by Massimiliano Grai
John Tejada - Parabolas
Kompakt 2011
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